pokemon-go_800x450

Era il lontano 1996 quando per la prima volta dalla matita di Satoshi Tajiri uscì fuori il primo buffo animaletto che avrebbe fatto letteralmente impazzire non solo il Giappone, ma il mondo intero.

L’anime, nome che indica i “cartoni animati giapponesi”, ma fa attenzione a non pronunciare mai queste parole in presenza degli otaku (gli appassionati di anime appunto), narra delle avventure di Ash Ketchum, un adolescente talmente appassionato del nipponico bestiario da sapere tutti i nomi e tutte le caratteristiche di questi animaletti, che grandi o piccoli per quanto possano essere (e alcuni sono davvero grandi), riescono a stare dentro una piccola pallina bianca e rossa, chiamata sfera poké, dove possono starvi per giorni interi senza mangiare, bere e vedere la luce del sole, senza che nessuna associazione animalista si scagli contro gli aspiranti ornitologi (o pokémonologi in questo caso).

Ma comunque, state sereni, ogni volta che un Pokémon viene evocato dalla sua sfera, esce pimpante e sorridente, a prova di una condizione dignitosa e agiata condotta all’interno della sfera.

Questi giovincelli dai tratti somatici spigolosi e dai capelli variopinti e spesso mal acconciati, non solo vanno in giro per il mondo a dare la caccia ai Pokémon per catturarli tutti al grido di “gotta catch ‘em all”, ma una volta presi, li addestrano per farli combattere in incontri senza esclusione di colpi, nei quali le diverse creaturine iniziano a scagliaee scariche elettriche mortali da mille mila volt, fiammate degne da attacchi col napalm, getti d’acqua ad altissima pressione che neanche l’idropulitrice su Media Shopping e altri attacchi potentissimi di diversa natura, che variano in base all’elemento di appartenenza del Pokémon scelto. E anche qui, gli animalisti: muti.

Gli incontri possono essere clandestini o amichevoli come preferiscono chiamarli nel carton… Nell’anime, nei quali due “allenatori”, così si fanno chiamare i multiproprietari di fauna fantasy tascabile del Sol Levante, si affrontano uno contro uno, lanciando una sfera poké per terra, la quale si apre liberando la creatura contenuta all’interno. Come facciano a capire quale Pokémon ci sia dentro la sfera è un vero mistero, visto che questa non è né trasparente, né riporta alcuna etichetta adesiva col nome, fatto sta che ci azzeccano sempre.

Una volta fuori dalle sfere, i Pokémon si azzuffano come nei peggiori bar di Caracas e l’incontro finisce quando uno dei due stramazza al suolo sotto i colpi dell’altro. A questo punto lo sconfitto, non solo è stato mazziato per bene, ma viene richiamato nella sfera poké, dove, dicono, verrà tenuto a pane e acqua per giorni e insultato per la sconfitta subita. Gli incontri possono essere anche ufficiali, svolti all’interno di palestre o addirittura arene dove vengono disputati tornei mondiali, con allenatori fortissimi e Pokémon leggendari da tutto il globo.

Non solo anime: Pokémon è diventato un fenomeno videoludico che ha coinvolto anche i meno interessati

Nintendo ha acquisito i diritti per realizzare i videogiochi che nel tempo si sono susseguiti tra varie console e versioni oro, argento, smeraldo, ecc. Pokémon è uno di quei fenomeni che, nel bene o nel male, sa come far parlare di sé, persino Il Corriere della Sera ha dedicato un articolo all’ultima fatica di casa Nintendo, Pokémon: Let’s Go, Pikachu e Pokémon: Let’s Go, Eeve, disponibili per la piccola, grande console Nintendo Switch, del quale parla anche una tra le migliori redazioni che trattano l’argomento videogames, iCrewPlay, presente con un suo articolo, consultabile cliccando sul nome del gioco, la quale ogni giorno pubblica notizie sul mondo dei videogiochi, anteprime, eventi e molto altro ancora.

Non si tratta comunque del primo capitolo della saga videoludica nei quali i piccoli mostri portatili vengono impiegati in battaglie virtuali: dal Gameboy, una delle più anziane e note console portatili Nintendo, passando per Nintendo 64, GameCube, le portatili “DS” 2 e 3DS e adesso anche Switch.

Pokémon e realtà aumentata: quando i mostri poké prendono vita nella realtà

C’è però una perla che ha fatto letteralmente impazzire il mondo degli appassionati di Pokémon sparsi per il globo e non solo loro, che merita di essere conosciuta e direi anche provata, anche da chi di Pokémon non ne vuol sapere.

Pokémon GO è un capitolo della saga che è stato reso disponibile per dispositivi Android e iOS, che trasforma il giocatore in un vero allenatore di Pokémon, grazie alla funzione della realtà aumentata sfruttata dall’applicazione. Il sistema di questo gioco è tanto semplice quanto vincente: si scarica la app gratuita da Play Store o App Store, s’installa, si attiva il GPS e da quel momento, le strade intorno a voi si popolano di Pokémon visibili attraverso lo schermo del vostro smartphone, ma non è tutto qui, infatti, potete lanciare la vostra sfera per catturarli, conservarli e allenarli per farli diventare più forti e farli evolvere.

Inoltre in determinati punti sulla mappa, che dovrete raggiungere camminando realmente per le strade, si trovano spot dai quali raccogliere risorse, uova da schiudere e altro, oppure palestre per sfidare altri allenatori vicino a voi.

Confesso di averla usata anch’io, non potevo perdermi qualcosa di così innovativo vista la mia passione per i videogames (ma non per i Pokémon e ci tengo a specificarlo), ma non mi sentivo propriamente a mio agio a camminare con gli occhi fissi sul telefono e puntarlo qua e là per lanciare la mia sfera, quindi lascio fare ai veri allenatori.

Se sei tra gli appassionati allora non devo dirti altro, ma se sei curioso e vuoi conoscere meglio la storia di Pokémon, c’è Wiki, cos’altro se no?

Similar Posts